riflessione su partenze

Due componenti del nostro caro pollaio hanno deciso di partire, andare a Londra per trovare un lavoro e fare tante indimenticabili esperienze, che noi tutte speriamo saranno fantastiche. Mercoledì ci siamo riunite tutte o quasi, per salutarle!ed ecco la riflessione sulle partenze, perché in queste occasioni ci si rende conto che, mentre da piccoli, ambienti e persone non cambiano mai, son sempre le stesse, da grandi no…quando si cresce molte persone che ci sono sempre state accanto, si perdono di vista, perché partono, perché scelgono strade diverse o semplicemente perché fanno scelte che determinano un inevitabile allontanamento.
Chissà quante volte la vita di ognuno di noi ha preso un corso diverso a causa di una decisione e chissà quante altre possibilità si sarebbero concretizzate se questa non fosse stata presa…chissà quante sono le vite possibili di ognuno di noi, forse esistono tante realtà parallele dove c’è un nostro doppione che vive in modo diverso, come se ogni momento della nostra vita fosse una porta verso una differente dimensione. Queste riflessioni hanno intrippato Luana e Claudia e così le 3 galline che siamo abbiamo iniziato a parlare di dejavu, di forze del destino che in qualche modo si rendono percepibili, nei sogni, nelle sensazioni o nelle coincidenze. Forse ognuno di noi ha la capacità di sentire cose che vanno al di là della realtà presente, forse è la troppa razionalità che ha oscurato un istinto primitivo che consentiva di vedere ciò che si cela dietro una specie di velo di Maya…forse questa capacità c’era da bambini, forse è per questo che da piccoli non si possiede quella parte del cervello che sviluppa la memoria: perché i bambini vedono angeli, cose che svelano i segreti che da grandi non si possono sapere…cose che dovranno essere oggetto di una scelta, credere oppure no, fede, scetticismo o agnosticismo…ancora da piccoli si ha il ricordo di un mondo diverso ed è forse quel ricordo che permette ad ognuno di noi di avere l’idea di concetti di cui non abbiamo l’esperienza sensibile come il concetto di infinito, vuoto e nulla…li sapreste immaginare? Eppure ne parliamo, ne parliamo per una derivazione al negativo di concetti di finito, pieno e tutto…ma perché parliamo di cose che non esistono?forse perché l’istinto ci spinge a parlarne perché esistono, non per la ragione è vero ma esistono. Quindi si arriva alla conclusione che non si può parlare di un relativismo ontologico ma solo di un relativismo gnoseologico: la realtà è una, ma ognuno la percepisce in modo diverso e la moltiplica…non tutti vedono lo stesso azzurro, non tutti danno lo stesso valore a certi principi, non tutti sentono le stesse sensazioni, non tutti amano allo stesso modo. Siamo giunte alla conclusione che l’essere umano è un essere speciale perché plasma la realtà secondo i suoi bisogni, riflette e pensa, ma nonostante questo resta un essere votato alla riproduzione.

Ps: chi ride è ignorante, chi rimane spiazzato è intelligente, chi inizia a pensarci è profondo…chi non finisce di leggere è un debole!

Annalisa, Luana e Claudia